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Il bambino, futuro dell’umanità…

Pensieri sparsi e parole per un percorso…


AncisLink “vuole essere un collegamento con chiunque sia interessato a condividere idee, programmi, azioni….. attraverso iniziative utili per la crescita di ciascuno…..”, volendo “…rappresentare uno sforzo di trasformare un gruppo indistinto in una comunità impegnata nella società”.

Dei link fa parte, tra gli altri, il Settore Humanity: Ancislink Humanity.
Umanità è un termine colmo di significato, un link che comprende ognuno e tutti, così diversi, così uguali e, volenti o nolenti, in relazione.
Anna Clemente, responsabile del Settore Humanity, terapeuta familiare ad approccio sistemico relazionale, impegnata da molti anni con la Caritas di Roma con gli aspetti più scottanti dell’emarginazione sociale incontrando senza fissa dimora, malati di AIDS, vittime di tratta e di trafficati dalle estreme periferie del mondo, malati di solitudine e di povertà, intende affrontare insieme ad un gruppo di professionisti in campo medico, psicologico, sociologico, quegli aspetti che spesso condizionano la vita degli esseri umani, quando gravati da bisogni, isolamento, emarginazione, mostrano dal “nascondimento” morale e reale, la loro umanità più profonda,guardando i loro occhi..
Del gruppo iniziale fanno parte Caterina Isabella, sociologa, che ha passato molto tempo in Africa con bambini malati e le loro famiglie esperta dei bisogni e dei drammi di queste popolazioni, Sonia Albanese, cardiochirurgo infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, tanto sensibile ai drammi dei piccoli con malattie gravi, Annarita Plastino, infettivologia dell’Ospedale Nuovo Regina Margherita che affronta quotidianamente i drammi, le malattie e la solitudine di giovani stranieri ed italiani, Andrea Satta che all’intervento pediatrico con bambini stranieri, è riuscito ad affiancare un laboratorio di mamme di diverse culture che raccontando le fiabe della loro infanzia, hanno creato uno spazio fantastico fatto di colori, lingue, fantasie, ricordi uniti in un filo ideale tanto diverso ma tanto uguale.
Ognuno degli amici che fanno parte del gruppo racconterà la propria esperienza per sviluppare quella sensibilità che nasce dalle parole, emozioni, lavoro sul campo, creando una cultura nuova, basata su differenze ed assonanze che si incontrano in un continuum che fa il divenire della vita e dove man mano entreranno altri.
Proprio le diverse esperienze, frutto del nostro lavoro quotidiano ci aiuterà a confrontarci su quanto vorremmo e potremo fare.
In questo inizio di dialogo ci piace ricordare le parole di Albert Einstein “Remember your humanity and forget the rest”. Parole che ci interrogano, riportandoci al nostro essere in relazione con l’altro, del quale dovremmo riuscire a vedere l’essenziale e non l’involucro che lo ricopre. Però. soltanto se chiudiamo gli occhi per un istante, davanti alle parole che ci arrivano dai media, riusciamo a vedere con gli occhi della mente gli uomini come esseri umani, le donne, come esseri umani, i bambini come i nostri figli. Diversamente è più difficile. Dobbiamo confessarlo, uguali a noi, ma tanto diversi da noi, tanto da non renderci conto dell’abisso che separa queste umanità. Forse a livello emotivo riusciamo a comprendere, ma razionalmente la cosa ci riguarda soltanto se ci tocca da vicino.
Allora, vorremmo iniziare proprio da questo per cominciare a riflettere sul significato del contenuto che Ancislink Humanity mette in campo.
     Partire dal bambino ci aiuterà a percorrere il cammino della vita di quell’uomo e quella donna, chiunque essi siano, che arrivando alla vecchiaia, possano ritrovare i ricordi della loro infanzia piena di domande e curiosità nel momento della conquista del mondo, riscoprendo quel bambino che sono stati e che è ancora in loro integro e vitale.
Le nuove teorie parlano di un bambino che non è un essere vuoto che deve all’adulto ciò che lo riempie. E’ piuttosto il costruttore dell’uomo che sarà e che è stato bambino. Non è, quindi, solo opera dei genitori ma conquista del piccolo quanto apprende. Non è solo l’adulto che trasmette linguaggio, abitudini e costumi al più piccolo ma è lui che li assorbe dall’ambiente, plasmando sé stesso.
In tal senso i genitori e gli adulti in genere sono, piuttosto, i collaboratori responsabili della costruzione dell’ampliamento della visione e del senso della vita dei più piccoli. Se la trasmissione comunicativa e relazione sono adeguate, rappresentano la vera dignità dell’adulto che del piccolo si prende cura.
Fondamentalmente al bambino basta essere accolto ed amato e in questo termine c’è il soddisfacimento del bisogno per essere un buon seme per il futuro.
Il Vangelo di Matteo nel cap. 13, versetti 20-34 fornisce, in tal senso uno spunto di riflessione sul seme che lievitato da mani esperte diviene pane buono potendo così nutrire tutta l’umanità
Parafrasando, peraltro, la visione marxista dell’operaio come produttore di benessere e ricchezza, il bambino è l’operaio che produce l’uomo non solo materialmente, ma creando l’umanità stessa: non una razza, una casta, un gruppo sociale, ma l’intera umanità.
Maria Montessori affermava che educare significa amare ed accogliere. L’educazione in senso lato equivale ad una rivoluzione in quanto ogni cosa fino a quel momento conosciuta, viene trasformata diventando essa stessa una fonte educativa.
Sono questi, fra molti altri, stimoli interessanti che, fondamentalmente, ci fanno capire come la crescita porta con sé un cambiamento, il cambiamento deve essere una rivoluzione non violenta e non cruenta perché se così fosse la costruzione psichica del bambino sarebbe ferita a morte, creando un trauma che porterebbe con sé tutta la vita, e diventando per i bambini maltrattati, una ferita invisibile da rimarginare con molta, molta difficoltà .
Viene da chiedersi quale uomo o donna sarà quel bambino che arriva nei barconi della speranza nel Mare Nostrum? E i nostri vengono aiutati a far posto ai nuovi arrivati come fossero se non fratelli, amici?
Riteniamo che cercare di comprendere meglio i nuovi scenari che giorno dopo giorno si prospettano ai nostri occhi, alle nostre orecchie, alle nostre competenze e sensibilità permetterà di aggiungere un tassello nuovo alla conoscenza di fronte ad una società multiculturale, ad un indice di natalità basso che, in ogni caso, incontra problemi, ad una realtà giovanile che può dividersi in due sponde: da una parte coloro che sembrano non sapere cosa vogliono guidati da aggressività e inquietudine, demotivazione e dall’altra quelli che si impegnano per sé e per gli altri. Si potrebbe dire che i primi guardano in basso e poco di fronte, mentre gli altri guardano in alto e verso l’altro sperando che insieme possano costruire il futuro.

Anna Clemente


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