Ogni giorno migliaia di bambini in Africa subiscono violenze, sfruttamento e abusi, condizione che riguarda mondo intero.
Ogni giorno, da questo piccolo angolo romano, vedo ancora i poveri come in Africa, ancora povere donne e bambini. Sono loro che bussano alle nostre porte, aperte solo a paesi industrializzati che stanno cercando di curare ferite profonde inferte da una crisi senza precedenti, l’Africa ed i poveri attendono un segnale.
Nonostante il mio ritorno in Patria molto forzato da condizioni personali, rifletto su una esperienza durata oltre otto anni, una scelta non di carriera, né di moneta, bensì di vita, dedicandomi alla solidarietà e abbandonando la mia terra verso una terra mortificata, l’Africa.
Per ora questa esperienza si chiude, con grande dolore rafforzato dal vivere in questo mio Paese che sconta il fallimento del nostro modello di sviluppo, la crisi economica e finanziaria globale incapace di mettere al centro l’economia sociale.
Ho trovato un Paese in preda ad una paura sconosciuta in Africa, dove invece insieme a mio marito ho cercato di dare il massimo costruendo responsabilità nei confronti di individui e popoli senza farne bandiera di buone intenzioni, rafforzando i valori non negoziabili ed un paziente lavoro per coltivare il terreno su cui questi valori possono mettere radici.
Vivo questo mio insolito rientro sotto questo cielo, il cielo di tutti e mi sento sempre più lontana dalla facciata di giustizia, dalla paura che ci fa blindati, dai sorrisi e saluti negati, dalla politica che rimane nel cortile lasciando alla sola economia di organizzare il mondo, dalla persistente guerra lontana, treno in discesa senza freni che nessuno arresta. E voglio pensare che loro, i deboli ed i poveri, non busseranno a lungo alle nostre porte.
Trai più deboli ci sono i bambini che hanno bassa speranza di vita, quelli che vivono nelle baraccopoli, quelli ammalati di HIV, quelli abbandonati per strada senza cure ed istruzione
Ad esempio nell'Africa Subsahariana,
circa 50 milioni di bambini hanno perso uno o entrambi i genitori, di cui quasi
15 milioni a causa dell'
AIDS. Alcuni di loro sono costretti a crescere da soli, con il supporto limitato o nullo di adulti che li hanno seguiti. E’ con il più elevato tasso di
lavoro minorile: più di un terzo dei bambini di età compresa tra 5 e 14 anni è sfruttato nelle forme più pericolose di lavoro.
Ogni giorno migliaia di bambini in Africa subiscono violenze, sfruttamento e abusi. La situazione è particolarmente difficile per i bambini costretti a vivere e a lavorare
per strada.
La povertà diffusa, i conflitti, i cambiamenti climatici, l’HIV-AIDS, così come la violenza domestica, stanno costringendo sempre più i bambini ad abbandonare le proprie case per vivere e lavorare in strada, subendo abusi e sfruttamento. Molti altri finiscono in situazioni meno visibili di sfruttamento, di lavoro domestico, nelle fattorie, nelle miniere o anche in gruppi armati.
Una condizione che non riguarda solo l’infanzia africana, ma il mondo intero.
Ma di cosa muoiono i bambini? Complicazioni neo-natali (36 per cento), polmonite (19 per cento), diarrea (17 per cento), malaria (8 per cento), morbillo (4 per cento), Aids (3 per cento). La situazione non è identica fra i paesi in via di sviluppo: dove sono stati fatti interventi, i risultati si sono avuti. Paesi poveri con enormi difficoltà come Mozambico, Malawi, Eritrea ed Etiopia sono infatti riusciti a ridurre la mortalità dei più piccoli del 40 per cento dal 1990 ad oggi. E a fare la differenza sono spesso le piccole cose: misure salvavita semplici ed economicamente sostenibili come l'allattamento al seno esclusivo e le vaccinazioni, l'uso di zanzariere con insetticidi, gli integratori di vitamina A.
Con qualche investimento in più, di modesta entità, si potrebbe migliorare di molto, un pacchetto minimo per l'Africa subsahariana porterebbe ad un calo del 30 per cento dei decessi fra i più piccoli, e del 15 per cento per le madri, con un costo di 2-3 dollari in più a persona rispetto ai programmi già adottati. Percentuali che salirebbero al 60 per cento per mamma e bambino con un investimento ulteriore di 12-15 dollari pro capite.
Allora se bussano, facciamoli entrare.
Caterina Isabella
Scrivi il tuo commento